Rendere una fabbrica sostenibile, per Cgil Cisl Uil , significa far procedere di pari passo l’ambientalizzazione della più grande acciaieria d’Europa con la tenuta occupazionale dei lavoratori diretti e indiretti – indotto e appalto – senza trascurare l’attenzione massima ai temi della sicurezza.
Arcelor Mittal conosce bene il pensiero e le ragioni che hanno portato le OO.SS e di categoria a sottoscrivere l’accordo presso il Mise in data 6 settembre 2018.
CGIL, CISL e UIL, proprio ieri dopo una riunione con le categorie di riferimento, hanno redatto una lettera rivolta al Prefetto di Taranto con un invito pressante a fermare le macchine, attuando una moratoria per ricalibrare l’intero percorso dell’indotto.
Il 30 settembre prossimo infatti sarà la dead line di questo tormentato passaggio di consegne tra vecchie e nuove aziende che nel settore degli appalti in acciaieria sta gettando nella disperazione centinaia di famiglie.
Sono gli operai con contratto metalmeccanico o multiservizi che vedono il loro futuro incerto a causa di una difficile composizione del sistema degli appalti che purtroppo proprio sul fronte della garanzia dei livelli occupazionali viene contrastato dalle aziende subentranti e dalla stessa azienda appaltatrice.
Quella platea è amplissima – scrivono CGIL, CISL e UIL nella lettera inviata ieri al Prefetto Antonia Bellomo – e se non adeguatamente sostenuta è tale da generare conflitti non semplicemente di ordine tipicamente lavoristico, ma con pesanti implicazioni sociali in un territorio già abbondantemente provato da tante criticità.
I Segretari Confederali chiedono dunque di disinnescare la bomba ad orologeria che rischierebbe di far saltare la stabilità di una comunità già in equilibrio precario. La frase ricorrente è: sospensione di tutte le procedure in essere.
Una macchina da fermare allertando soprattutto “il capostazione”: ovvero la stessa azienda appaltatrice che non può sentirsi esonerata da responsabilità.
Se quel disegno che si va prefigurando in queste ore con licenziamenti e ulteriore frammentazione sociale dovesse trovare conferma – dicono Peluso (CGIL), Castellucci (CISL) e Turi (UIL) – Arcelor Mittal avrà importanti responsabilità e dovrà assumersi anche quella di un ulteriore strappo con il territorio che non può più tollerare altre divisioni sotto l’egida del sito strategico di interesse nazionale.
I Segretari Confederali dunque chiedono proprio al rappresentante dello Stato a Taranto di provare l’ennesima mediazione.
I punti esplicitati nella lettera inviata al Prefetto sono: salvaguardia dei posti di lavoro, continuità dei contratti di lavoro in essere, inserimento della “clausola sociale”, che prescinda dal contratto di lavoro applicato e stabilizzazione dei lavoratori precari garantendo la continuità occupazionale nel tempo. In sintesi, le stesse tutele previste per i lavoratori diretti dall’Accordo Sindacati/Mittal del 6 settembre 2018, nulla di più, nulla di meno.
Essenzialmente un’azione di giustizia sociale che lo Stato è tenuto ad assicurare!