“L’assistenza negli asili-nido ai bambini di età fino a tre anni, nel quadro di una politica per la famiglia, costituisce un servizio sociale di interesse pubblico. – dicono il segretario generale della FP CGIL Taranto, Mimmo Sardelli e Pietro Miceli, segretario aziendale all’interno del Comune di Taranto per lo stesso sindacato –
Tanto stabilisce la legge dello Stato n. 1044 del 6 dicembre 1971, con la quale venivano istituiti i nidi di infanzia comunali. Sono trascorsi oltre 53 anni da quel 6 dicembre 1971 quando con la Legge n. 1044 lo Stato italiano istituiva gli asili nido di infanzia a gestione pubblica ed assegnava alle regioni fondi speciali per la costruzione di almeno 3800 asili nido.
53 anni di servizi dedicati alla tutela e allo sviluppo dei bambini fino a tre anni, di sostegno alla genitorialitá e di emancipazione femminile.
A Taranto gli asili nido pubblici hanno visto la luce nei primi anni Ottanta con scelte oculate dell’Amministrazione dell’epoca per un servizio pubblico di qualità, anche grazie alla professionalità che da sempre ha contraddistinto il personale impegnato nelle strutture.
Ma, in contrapposizione alla legge 1044, l’Amministrazione comunale uscente con solo tre righe poste all’interno del DUP allegato al bilancio di previsione 2025/2027 ha deciso di esternalizzare gli asili nido comunali. Ne è seguita una mobilitazione, per dire no alle esternalizzazioni, portando l’ex sindaco a tornare sui suoi passi e il Consiglio Comunale in seduta monotematica che approvava all’unanimità una mozione che impegnava l’amministrazione ad apportare la variazione di bilancio.
“Sembrava essere tornato il sereno – dicono Sardelli e Miceli – tanto che pensavamo che l’idea di esternalizzare gli asili nido fosse stata accantonata, ma le dichiarazioni rese dal Commissario Prefettizio Dott.ssa Perrotta riaprono il fronte delle preoccupazioni e ci ritroviamo nuovamente a difendere il servizio pubblico, la professionalità delle educatrici, degli educatori e di tutto il personale impegnato nelle strutture”.
Educatrici e educatori degli asili nido comunali – secondo il sindacato – si troverebbero dequalificate professionalmente ed esautorate dalla mansione per la quale sono state assunte, per svolgerne altre amministrative.
“Riteniamo importante non disperdere ma valorizzare le competenze e le professionalità del personale impegnato nelle strutture asilari, perché proprio partendo dalla loro grande esperienza, compresa quella delle educatrici ultime assunte, si può costruire un percorso di crescita dei servizi educativi; non si può distruggere tutto per una voce di bilancio. – dicono – L’Amministrazione comunale ha rinunciato ad oltre 5 milioni di euro di finanziamenti per gli asili nido e le conseguenze non vanno ora addebitate al personale ed alla cittadinanza”.
Oggi investire nell’aumento dell’offerta di asili nido pubblici significa innanzitutto guardare a una condizione della cittadinanza sociale per le future generazioni che sia in grado di contrastare, oltre al fenomeno della povertà educativa, anche quello di un saldo negativo della bilancia demografica, agevolando la difficile conciliazione vita-lavoro.
È necessario garantire le stesse tutele e qualità volute dalla legge 1044 ed incentivare e non tagliare il servizio pubblico.
La FP-CGIL ha già espresso con forza la sua contrarietà alla esternalizzazione del servizio, perché solo una gestione pubblica può farsi promotrice di un sistema educativo di qualità, che promuove un sistema integrato 0-6 che favorisca pari opportunità di accesso di inclusione e di benessere per tutti gli attori coinvolti, principalmente bambini.
Riteniamo importante continuare a ribadire il valore dei servizi pubblici, specie in una fascia tanto importante quanto delicata qual è quella dell’infanzia”; il settore dei servizi per l’infanzia è un investimento e un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione. Non si disconosca l’evoluzione professionale e la qualità del lavoro del personale che garantisce e garantirà questi servizi.