Va salvata una filiera produttiva e occupazionale importantissima per la nostra regione e pertanto a fronte di un clima che va sempre più tropicalizzandosi, con raffiche di vento, grandine e pioggia anche fuori dalle stagioni canoniche, è opportuno aprire una discussione seria su come ridurre il rischio, mitigarne gli effetti e salvaguardare quella Taranto agricola che, insieme agli altri territorio regionali, produce valore aggiunto per il 23% nel Mezzogiorno d’Italia e per il 9.5% su base nazionale.
Intervengono così sui recenti danni all’agricoltura prodotti da una ingente grandinata abbattutasi nelle campagne di Ginosa, Castellaneta, Palagiano, Palagianello e Mottola alcuni giorni fa, il segretario generale della CGIL di Taranto, Paolo Peluso e la segretaria della FLAI territoriale, Lucia La Penna.
Avevamo chiesto anche lo scorso anno in occasione del presidio sul fiume Lato da parte di alcune associazioni di agricoltori del versante occidentale della nostra provincia, di guardare all’agricoltura come una occasione di sviluppo e lavoro – commenta Peluso – ma registriamo ancora una volta, invece, le evidenze di raccolti distrutti di fronte ad eventi climatici che purtroppo diventano una drammatica costante nella vita di tanti produttori e lavoratori della nostra terra.
La preoccupazione della CGIL è dunque rivolta ai produttori costretti a dire addio all’investimento economico e di energie di un intero anno, ma anche alla prospettiva che, in assenza di politiche di tutela adeguate, si possa vedere pian piano scomparire un settore che da solo registra circa 800milioni di euro nella quota dell’export pugliese.
I danni non riguardano solo le aziende ma anche e sopratutto, i braccianti – dice Lucia La Penna, segretaria generale della FLAI CGIL di Taranto – che in esse lavorano e che subiscono la perdita involontaria di decine e decine di giornate di lavoro, per questo è necessario che ci sia il riconoscimento, ai fini previdenziali ed assistenziali, in aggiunta alle giornate di lavoro prestate, di un numero di giornate necessarie al raggiungimento di quelle lavorative effettivamente svolte alle dipendenze dei medesimi datori di lavoro nell’anno precedente a quello di fruizione dei benefici.
E’ evidente – spiega ancora Paolo Peluso – che la cronicità di tali eventi imponga una discussione più aperta, da compiere tra livelli istituzionali differenti, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria, al fine di introdurre elementi di garanzia, anche con l’utilizzo di innovazione tecnologica e buone pratiche, per le colture a rischio meteorologico e di interventi straordinari anche per le zone a rischio di dissesto idro-geologico e idraulico.
Il tema delle assicurazioni ma non solo.
L’innovazione tecnologica deve irrompere in questo settore – commenta ancora il segretario della CGIL – anche al fine di proteggere un sistema produttivo e l’eventuale indotto che rispetto ad altri non godono di strumenti di ammortizzazione sociale così robusti da poter reggere all’impatto.
La CGIL, insieme alla FLAI chiedono pertanto che venga al più presto convocato un tavolo di crisi, considerato il bacino occupazionale coinvolto nell’intera provincia di Taranto, pari a circa 30mila unità e il numero delle ore lavorate in un anno (circa 4milioni) che rischiano di essere cancellate del tutto in assenza di soluzioni idonee al problema.
E’ urgente – conclude la La Penna – un decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale per far fronte immediatamente ad una crisi che rischia di essere pagata principalmente da lavoratori e lavoratrici del settore.