Mi chiamo Clelia, ho 20 anni e vivo a Taranto e sono arrabbiata ed incazzata!

Questo intervento è stato fatto da una lavoratrice tarantina in occasione dell’assemblea del 18 gennaio scorso a Bari, alla presenza di Susanna Camusso “Giovani, formazione e buona occupazione“.

Eccolo integralmente:

Mi chiamo Clelia, ho 20 anni e vivo a Taranto e lo dico subito: sono arrabbiata ed incazzata!
Perché?
Perché sento che in questo Paese si parla si tutto,specie in questo momento della campagna elettorale, si pontifica sulle nostre e sulla mia vita,ma nessuno risponde ad alcune domande che mi piacerebbe fare. La prima domanda è molto semplice: PERCHÈ? Perché una giovane ventenne tarantina come me deve pensare per forza a come andare via dalla sua terra per vivere e per pensare di avere una vita dignitosa! Perché va bene fare la battaglia per il nostro futuro e per la nostra futura pensione (chissà), ma adesso è il caso di concentrarci assiduamente sulla battaglia per il nostro presente. E il nostro presente si può chiamare solo in un modo. LAVORO! Vi racconto la mia storia…
Fino al mese scorso lavoravo in un call center outbound dove, a mia sorpresa, sono stata pagata 0.33 centesimi l’ora. Gli accordi erano stati ovviamente diversi, mi era stato detto che mi avrebbero pagata in base all’accordo nazionale, ovvero 6.51 euro lordi l’ora.
Dopo aver ricevuto un bonifico di 92.00 euro, con causale “paga di novembre” mi sono rivolta alla cgil per sporgere denuncia. Sono del parere che molte volte denunciare e testimoniare sia difficile, ma penso anche che sia la strada più giusta da prendere. Al giorno d’oggi purtroppo, storie come le mie fanno parte del quotidiano e molto spesso il dipendente rifiuta di sporgere denuncia per paura dell’opinione pubblica ma quest’ultima diventa molto meno importante quando si parla di dignità, quella che mi è stata tolta lavorando per soli 0.33 centesimi l’ora.
In tutto questo, la Cgil di Taranto mi è stata di grande aiuto:prima di tutta questa vicenda non mi ero mai rivolta al sindacato, e forse ero anche un po’ scettica sul fatto che avrebbe potuto risolvere la mia situazione. Invece oggi, posso dire che tale ente non deve essere sottovalutato perché io, come altre mie colleghe, solo grazie al suo intervento siamo riuscite a far valere i nostri diritti di lavoratrici. E poi, sempre dal nostro sindacato abbiamo interessato la Prefettura di Taranto e l’abbiamo invitata a svolgere un ruolo attivo per risolvere i problemi del settore sul territorio.
Inoltre voglio dire a tutti i ragazzi giovani, che come me si trovano in una situazione precaria e in cerca di un lavoro serio di non farsi mai mettere i piedi in testa da nessuno, di non aver paura di denunciare per far valere i propri diritti, perché restare in silenzio è un reato, e le conseguenze di quest’ultimo le paghiamo noi stessi, lavorando per aziende che sfruttano e calpestano la nostra dignità.
Infatti la condizione nella quale lavoravamo era davvero inaccettabile: pagamenti per centesimi, collette per comprare la cartigienica per i bagni, decurtazione di ore quando si andava in bagno, pause da videoterminale ogni 3 h, contestazioni per necessità di alzarsi dalla postazione se avevamo mal di testa e continue vessazioni.
E pensare che lavoravamo per un grande committente della telefonia come FASTWEB!!! Chi poteva immaginare che lavorando per Fastweb mi sarei dovuta comprare da sola la carta igienica o trattenermi dall’andare in bagno per evitare che mi togliessero soldi dallo stipendio.
Non pensavo ma poco dopo la denuncia del sindacato l’azienda è corsa subito ai ripari versandomi la restante somma che mi doveva:ma non mi accontento perché la verità è che lavoro qui non ce n’è e se non si risolvono alla radice i problemi(e non solo dopo le singole iniziative) potrà capitarmi di trovarmi di nuovo in quella situazione.
Perché? Perché a Taranto anche per un lavoro a nero devi essere raccomandato! Perché o si accettano certi ricatti o non puoi guadagnare! Ed a 20 anni è ancora più difficile accettare questo…sono una ragazza che ha provato a fare di tutto per avere semplicemente una vita normale,non volendo fare nulla di eccezionale: voglio solo la mia dignità ed indipendenza di donna e di lavoratrice.
Per questo pensavo che anche accettare quelle condizioni potesse essere solo un inizio per qualcosa di più: sono stata ingannata e raggirata.
Devo dire grazie al sindacato ed alla Cgil per avermi svegliato e per avermi fatto capire che non potevo essere parte del sistema: quale sistema? Quello per cui ci sarà qualcuno che è disponibile ad accettare 1 centesimo in meno
di te pur di guadagnare qualcosa,trascinando anche te in questo vortice. La Cgil mi ha fatto capire che non è così,non è giusto verso gli altri ma anche verso me: il lavoro deve realizzare le persone,così come dice la Costituzione…la nostra Costituzione che parla di valori ed ideali,non di razze, giusto per dirla rispetto ad uno degli argomenti di questi giorni!
Chiudo il mio intervento ringraziandovi per avermi fatta sentire a casa,per avermi ridato la mia dignità di ventenne e di lavoratrice.
Lancio ai miei amici un messaggio: denunciate,denunciate,denunciate.
Tirateci fuori dal tunnel che così deve essere per forza: l’ho imparato ,grazie alla Cgil, alla SLC,sulla mia pelle!

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