Morte al Porto. Sirene e sciopero dei metalmeccanici

Era già accaduto nell’aprile dello scorso anno per la morte di Natalino Albano, ma questa volta tutte le sirene delle navi, dei rimorchiatori e delle imbarcazioni presenti nello scalo tarantino, hanno suonato per Massimo De Vita, il 45enne che proprio oggi ha perso la vita durante l’infortunio mortale verificatosi al IV sporgente del Porto di Taranto (leggi quì).

Ancora sgomento all’interno dei lavoratori portuali e dei suoi colleghi di lavoro e nella FILT CGIL a cui De Vita era iscritto.

“E’ inaccettabile che si continui a morire di lavoro!” – hanno detto in una nota anche FIM, FIOM e UILM, che hanno proclamato un’ora di sciopero nel settore metalmeccanico e hanno lanciato anche l’ennesimo grido di allarme alle istituzioni per “accendere un faro sul tema della sicurezza che non può essere derubricata in favore dei profitti delle aziende”.

E mentre le sirene del Porto risuonavano, sempre in area portuale in gestione in questo caso di Acciaierie d’Italia si è sfiorata la tragedia. A denunciarlo sono sempre stati i sindacati di categoria dei metalmeccanici in una nota fatta seguire a quella dello sciopero.

Dalle prime informazioni pervenute alle organizzazioni sindacali – si legge nella nota diramata da FIM, FIOM e UILM – risulta che durante una manovra della Gruu CSU, per posizionare un escavatore all’interno della stiva di una nave attraccata a IMA 2, pare ci sia stato un problema al sistema frenante della stessa gru, tale da procurare una discesa improvvisa e imprevedibile del mezzo che solo per puro caso non ha visto il coinvolgimento dei lavoratori.

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