La superficialità con cui ci si approccia al futuro di migliaia di lavoratori che rischiano marginalizzazione, precariato, lavoro nero o disoccupazione, è il dato che più ci preoccupa in una stagione in cui ai livelli istituzionali si può dire tutto e il contrario di tutto: forni elettrici, pre-ridotto, idrogeno per l’ex ILVA o addirittura tempi biblici per protocolli d’intesa in edilizia ancora tutti da definire.
Così Paolo Peluso, segretario generale della CGIL di Taranto, richiama al ruolo del pubblico nella difesa dei lavoratori.
Troppo spesso assistiamo a plateali annunci che riguardano l’attuale e precario assetto occupazionale della nostra provincia senza che un chilometro si sia speso per raggiungere direttamente quelli che le scelte poi le dovranno subire – dice Peluso – I lavoratori restano esclusi e le istituzioni rinunciano a un ruolo di garanzia che invece dovrebbe essere il tassello fondante, ad esempio, in tema di affidamento di appalti pubblici.
Il riferimento di Peluso è al protocollo d’intesa che il Comune di Taranto si apprestava a firmare tra parti sociali e datoriali del settore dell’edilizia.
Siamo in attesa di una riconvocazione da settimane – dice Peluso – mentre a livello nazionale si da vita ad un protocollo sul piano di interventi in edilizia scolastica nel post Covid.
Chiediamo al Comune di rimettere i lavoratori, e i loro diritti, al centro della sua azione amministrativa accelerando l’iter per la firma del protocollo sull’edilizia pubblica che dovrà tener conto, non solo del panorama delle leggi esistenti, ma anche della difficile condizione che vive il settore e dell’inedita stagione di appalti pubblici che saranno davvero volano di sviluppo per il territorio, se sapranno tener conto di regole base di tutela per tutti: regolare applicazione del contratto nazionale di categoria, trasparenza e legalità garantiti attraverso strumenti come la congruità sul costo della manodopera, sicurezza.
Così mentre altri sul fronte industriale, parlano già di Accordi di Programma, noi restiamo scettici e realisti. Chiediamo che alle parole facciano seguito i fatti, i programmi, le poste di finanziamento, e si mettano in atto nel frattempo le cose possibili – conclude Peluso – a cominciare da quel protocollo tra Comune, parti sociali e ANCE che almeno in parte doterebbe i circa 3500 lavoratori edili (censimento Cassa Edile 2019) di una scialuppa di salvataggio e legalità che è presupposto indispensabile contro lo sfruttamento.
Con preghiera di cortese diffusione,