Ci risiamo. La transizione a Taranto rimane solo esercizio astratto e poi quando bisogna assumere atti che ne sostanzino efficacia e attuazione i buoni propositi si perdono tutti per strada. Stavamo ancora a discutere della possibile cancellazione della sede nazionale per la Soprintendenza ai patrimonio culturale subacqueo e della mancata allocazione del museo che si farà su Nave Garibaldi, che ora le preoccupazioni si trasferiscono anche sul Polo microinquinanti DAP di Taranto la cui direzione scientifica passerebbe ora sotto la direzione scientifica degli uffici di Bari di ARPA Puglia.
Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto, commenta così le notizie che riguardano lo “svuotamento” di competenze dell’ufficio che in questi anni si è preoccupato di rilevazioni importanti per la valutazione degli inquinanti nell’area SIN di Taranto.
E’ una questione di lavoro ma anche una questione morale che svilisce ancora una volta il ruolo della città e degli uomini e delle donne che in questi anni si sono impegnati sul fronte caldo del cosiddetto “disastro ambientale” – dichiara Mimmo Sardelli, che come segretario generale della FP CGIL Taranto, segue da vicino la vicenda di quei ricercatori e tecnici che ora passerebbero sotto il controllo diretto del coordinamento scientifico che ha sede a Bari.
Di fronte a tale situazione CGIL e FP CGIL Taranto scrivono una lettera al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e al direttore di ARPA Puglia, Vito Bruno. La lettera chiede che si convochi urgentemente un tavolo chiarificatore.
Vorremmo chiarire che non si tratta solo di questioni geografiche – sottolineano D’Arcangelo e Sardelli – ma questo depotenziamento del Polo microinquinanti di Taranto è accompagnato da un sostanziale e massiccio depotenziamento delle risorse da allocare su queste funzioni: dai circa 4milioni di euro di investimento annui passeremmo a circa 2,5 milioni di euro per la singola annualità, mentre continua ad essere preponderante la questione organica con 40 unità impegnate rispetto alle 146 previste proprio nel Piano Taranto.
Così mentre su Taranto si profila all’orizzonte un ulteriore avvicendamento societario alla guida del polo siderurgico nuvole si addensano sul futuro di questa importante istituzione di controllo.
Vogliamo capire il perché – spiegano D’Arcangelo e Sardelli – comprendere pienamente di chi sono le responsabilità e cosa fare per impedire che si possa perdere autonomia, investimenti e competenze così utili al territorio.