Il primo maggio è da sempre per noi il giorno in cui tornare a guardare il lavoro nelle facce delle persone fuori dalla fabbrica, dall’officina, dall’ufficio. Vale a livello nazionale e vale a Taranto, dove per troppo tempo in tanti hanno creduto di poter parlare a nome dei lavoratori della fabbrica che oggi divide e dilania l’animo di una intera comunità.
Ma non vi è lavoro, non vi è nemmeno inversione nei modelli di sviluppo, che non cominci con un atto di intelligenza e anche di umiltà. E’ l’intelligenza che crea le grandi opere e per questo più di una volta abbiamo costruito ponti di dialogo e discussione con tutti i soggetti in campo in questa difficile impresa tarantina.
Siamo interessati a discutere con le istituzioni coinvolte, quelle dei ricorsi e quelle che propendono per una ripresa della trattativa, e pensiamo che sia questo il vero punto di svolta, così come ci siamo dichiarati disponibili ad un confronto anche con chi la pensa diversamente da noi, rispetto alla possibilità di continuare la produzione nel rispetto dell’ambiente, della salute e della sicurezza. Per questo abbiamo risposto all’invito del Comitato Lavoratori e Cittadini Liberi e Pensanti, dichiarandoci pronti ad un confronto superata la fase di impegni già assunti.
Non rinunceremo al dialogo, mai. L’ipotesi di un fronte più vasto di confronto era d’altronde alla base anche del dialogo che instaurammo con i vari soggetti del territorio, compresi i Liberi e Pensanti, anche in occasione del convegno su ILVA e futuro a cui parteciparono anche il segretario nazionale della CGIL Maurizio Landini e la segretaria nazionale della FIOM CGIL, Francesca Re David.
E’ in corso una trattativa al MISE difficile che ha bisogno di punti di forza e di tempi adeguati per potersi concludere in modo positivo per i lavoratori e per il territorio. Al tempo stesso, specie per quanto riguarda le questioni ambientali, abbiamo bisogno di un approccio rigoroso sul piano scientifico, che porti a intese possibili che non possono fare a meno del contributo consapevole dei lavoratori.
Perché se si crea una alleanza forte qui, a partire proprio da loro, possiamo puntare a condizionare nei tempi e nelle modalità un processo che però ha bisogno di intelligenza per essere governato davvero a favore dei tarantini.