“Sono felice che oggi siano qui le organizzazioni sindacali della sanità ma anche tutte le altre categorie. Tutte unite per fare la medesima rivendicazione. Perché chiedere qualità del lavoro degli operatori sanitari è fornire garanzia di qualità delle prestazioni anche per tutti i cittadini”.
Così Maria Teresa Coppola referente per i medici e la dirigenza sanitaria per la FP CGIL di Taranto, che oggi su iniziativa della CGIL di Taranto, ha partecipato al sit-in di protesta sotto la sede dell’ASL di Taranto.
“Siamo spremuti come limoni” – conferma Irene Gigante, tecnico di laboratorio dell’ASL di Taranto, che in camice raggiunge il luogo della protesta.
“Ci sarebbero stati qui anche tutti i colleghi medici e della dirigenza – spiega la Coppola – ma non possiamo permetterci di assentarci neanche quando si tratta di rivendicare i nostri diritti”.
Così mentre la ASL apre finalmente una discussione con le organizzazioni sindacali in vista degli ingenti investimenti che riguarderanno l’utilizzo dei fondi del PNRR, c’è una sanità fatta di carne e ossa che oggi lancia il suo grido di allarme.
Siamo pochi, sottodimensionati, impossibilitati ad andare in ferie, a rispettare i turni di riposo, a chiedere un congedo parentale per assistere caso mai figli o genitori in condizioni di invalidità – spiegano – siamo il prodotto di anni di tagli e disorganizzazione che oggi esplodono con tutta la veemenza possibile.
“Ci fa piacere che la ASL abbia aperto questa interlocuzione con le rappresentanze dei lavoratori – spiega ancora Maria Teresa Coppola – ma il problema è che nel PNRR si parla sempre e solo di nuove strutture, e neanche un euro si destina al personale”
“Sappiamo che è una strada impervia e difficile – dice il segretario generale della CGIL di Taranto, Paolo Peluso – ma non possiamo mollare la presa, considerato che su questo fronte si gioca il benessere di una intera comunità già provata da pandemie e crisi. Occorrerà sforzarsi riprendendo, caso mai, il bandolo della medicina di prossimità e attivando nuovi processi organizzativi, con il risultato che sia gli operatori sanitari che i cittadini possano ritrovare una sanità giusta e dignitosa”.