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Assistenza Domiciliare Disabili. La CGIL chiede confronto con il Comune di Taranto

Abbiamo atteso il varo della nuova giunta comunale e ora torniamo nuovamente a sollecitare l’amministrazione di Taranto che speriamo non tarderà ad avviare un confronto sull’emergenza che riguarda il servizio di assistenza domiciliare integrata per disabili anche gravi, anziani non autosufficienti.

Così Tiziana Ronsisvalle, segretaria della CGIL di Taranto che esprime notevole preoccupazione sulla riduzione del monte ore del servizio rivolto a persone che spesso legano la loro stessa sopravvivenza in condizioni di dignità sul lavoro del personale di questo servizio.

Le preoccupazioni sono tante – spiega la Ronsisvalle – alla luce di un nuovo regolamento che definisce i criteri per usufruire di questa assistenza, ci troviamo di fronte all’introduzione di quote di compartecipazione economica da parte degli utenti. Il tetto ISEE per le prestazioni gratuite è, infatti, fissato a 2000 euro parliamo di situazioni reddituali al limite della povertà e l’introduzione della compartecipazione economica al servizio, cosi come regolamentata obbligherebbe, ad esempio, un malato grave di SLA o una persona allettata e priva di altro sostentamento, a dover pagare un ticket di decoro troppo alto, considerato che chi vive una cosi grave condizione di fragilità, è costretto inevitabilmente ad avere comunque assistenza alternativa privata.

A fronte della introduzione del tetto ISEE, secondo la CGIL, non risulterebbe attualmente allargata la platea di fruitori del servizio, ma al contrario si sarebbe assistito alla sola contrazione delle ore pro-capite.

Vengono a mancare così i presupposti per un’adeguata risposta pubblica di fronte alle vere emergenze sociali e assistenziali del territorio, con nocumento anche per gli stessi livelli occupazionali delle lavoratrici, prevalentemente donne, coinvolte – continua Tiziana Ronsisvalle.

Abbiamo ricevuto molte segnalazioni e accorati appelli a far presto, da parte degli assistiti e da parte dei lavoratori – conclude la segretaria della CGIL – considerato che per una persona costretta a letto 24 ore su 24 e caso mai impossibilitata fisicamente a venire a contatto con il mondo esterno, il personale dei servizi ADI e SAD, non è solo chi assiste, cucina un pasto o pulisce, ma è anche l’unico elemento di vicinanza di questi uomini e donne ad una comunità di cui, malgrado i tagli sulla loro pelle, ancora fanno parte.

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