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Largo ai giovani che vogliono partecipare. I risultati di una ricerca su 400 giovani pugliesi

Pubblichiamo qui di seguito la sintesi della ricerca condotta dal sociologo Leonardo Palmisano e dalla dottoressa Valentina Anna De Maria sulla condizione giovanile e presentata oggi durante l’iniziativa a Martina Franca sul tema.

Introduzione

Mancava uno scandaglio complesso della condizione giovanile pugliese, centrato su quei giovani che studiano, lavorano, fanno le due cose insieme o non le fanno per niente, cercano lavoro e pensano al futuro. Mancava da tempo ed è tornato, finalmente, il momento di cominciare ad occuparsi di queste larghe generazioni che partono dai 14 anni e raggiungono i 35. Non abbiamo voluto predefinirle, ma gli abbiamo dato voce attraverso una rilevazione ampia. Abbiamo interpellato, infatti, all’incirca 400 giovani di tutta la Puglia sottoponendo loro un lungo questionario che ha inteso sondare i temi intorno ai quali spesso ci si sofferma nel definire i giovani italiani aprioristicamente: lo studio, il lavoro, la disposizione al futuro, l’interesse per il rapporto tra formazione e occupazione, la relazione con il sindacato. Temi grandi che non possono essere semplificati, come vedremo nel rapporto, ma che meritano, nel caso, ulteriori approfondimenti ed un attento e non sporadico interesse.

 

Chi sono gli intervistati e le intervistate

Il campione si compone di circa 400 intervistate/i, estratti a campionamento casuale semplice, attraverso somministrazione on line e diretta (autocompilata).

Gli intervistati sono 394, per la maggior parte femmine (il 53%).

 

Sesso  Vv. Aa. %
F 209 53,05%
M 175 44,42%
n.d. 10 2,54%
Totale 394 100,00%

 

Il grosso del campione ha un’età compresa tra i 19 ed i 30 anni, sì da includere tanto coloro che hanno terminato gli studi, quanto coloro che già si sono affacciati (o dovrebbero essersi affacciati) al mondo del lavoro.

 

Fasce d’età Vv. Aa. %
13-18 25 6,44%
19-24 106 27,32%
25-30 177 45,62%
31-35 71 18,30%
over 35 9 2,32%
Totale 388 100,00%

 

 

La maggior parte del campione a vario titolo dichiara di lavorare. Sono soltanto studenti, non in cerca di occupazione, l’11,5% degli interpellati.

 

CONDIZIONE ATTUALE  Vv. Aa.
Lavoratore 170 43,15%
praticante professionale 26 6,60%
studente (non in cerca di occupazione) 45 11,42%
studente in cerca di occupazione 59 14,97%
studente lavoratore 54 13,71%
tirocinante/stagista 26 6,60%
n.d. 14 3,55%
Totale complessivo 394 100,00%

 

Il campione, dunque, si presenta come esaustivo di una rappresentazione della situazione esistente dentro la fascia dei giovanissimi e dei giovani. Due generazioni almeno sono incluse in questa fotografia e fotografano la condizione giovanile pugliese nel suo insieme.

 

Gli studenti

Cominciamo adesso a scendere nel dettaglio delle tipologie interpellate, partendo dagli studenti (di scuola superiore ed università): categoria dentro la quale ci sono anche gli studenti lavoratori. Interessanti le risposte alla domanda sulla soddisfazione del corso di studio. Gli studenti esprimono un tasso di soddisfazione media piuttosto alto, a differenza di quanto si sarebbe portati a credere.

 

Quanto sei soddisfatto del tuo corso di studi? Vv. Aa.   %
per niente 6 3,80%
Poco 38 24,05%
Abbastanza 93 58,86%
Molto 19 12,03%
n.d. 2 1,27%
Totale complessivo 158 100,00%

 

Il dato precedente si accompagna al successivo. Nella maggior parte, gli studenti ritengono che quanto studiano inciderà sulla condizione lavorativa futura (nel 70% circa dei casi). Questo rivela una sostanziale fiducia nella utilità contenuto della didattica.

 

Pensi che quello che stai studiando ti servirà nel tuo futuro lavorativo?  Vv. Aa.
No 12 7,59%
non so 32 20,25%
Si 110 69,62%
n.d. 4 2,53%
Totale complessivo 158 100,00%

 

Eppure, essi non ritengono che la scuola e l’università frequentate siano adatte alla loro condizione (15%); le trovano poco organizzate (31%); poco vicine agli studenti in generale (16%); troppo poco aggiornate (10%). È come, se scendendo su un piano di concretezza, venisse fuori il rovescio della fiducia. Il giudizio sulla scuola/università come servizio è cosa diversa dal giudizio sul sapere.

 

Pensi che la tua scuola/università sia?  Vv. Aa.  %
Adatta ai tempi che corrono 19 12,03%
Adatta alle tue esigenze 23 14,56%
Lontana dalla realtà dei giovani 15 9,49%
Poco organizzata 48 30,38%
Poco vicina agli studenti 26 16,46%
Troppo poco aggiornata 16 10,13%
Non so 8 5,06%
n.d. 3 1,90%
Totale complessivo 158 100,00%

 

 

La fiducia riposta nella conoscenza, rispetto alla sua spendibilità occupazionale, si scontra con la qualità dei centri di erogazione del servizio scuola e università: e nell’attualità dei programmi, e nella qualità organizzativa. Gli studenti mostrano quindi di doversi adeguare a una frattura tra contenuto, lavoro e organizzazione in proprio (attraverso reti parentali, andando via dalla Puglia e dall’Italia, attraverso il web), come verrà confermato nei capitoli successivi.

 

I lavoratori

Questo capitolo è dedicato a coloro che, a vario titolo, dichiarano di svolgere un’attività lavorativa. Sono prevalenti, tra i lavoratori, gli amministrativi, i liberi professionisti, gli addetti alla ristorazione, gli addetti alle vendite, gli operai.

 

Settore lavorativo  Vv. Aa.  %
addetto alle vendite 21 7,24%
Agricoltura 6 2,07%
Altro 22 7,59%
Amministrazione 29 10,00%
call center 10 3,45%
coll.domestica/lavoro saltuario 15 5,17%
educazione e formazione 19 6,55%
estetista & parrucchiera 4 1,38%
Industria 24 8,28%
libera professione 27 9,31%
medicina e assistenza 15 5,17%
pratica forense 16 5,52%
relazioni con il pubblico 13 4,48%
Ristorazione 31 10,69%
servizio civile 6 2,07%
n.d. 32 11,03%
Totale complessivo 290 100,00%

 

Analizzando il settore lavorativo, la differenza di genere conferma tendenze radicate nel mercato del lavoro pugliese e nazionale: gli addetti alle vendite – 11% delle donne contro il 2% degli uomini; il settore della formazione e della educazione – 8% delle donne contro il 5% degli uomini; l’ambito industriale – 16% degli uomini contro l’1% delle donne; il settore della ristorazione – 14% degli uomini contro l’8% delle donne.

 

SETTORE LAVORATIVO F M Totale complessivo
Ristorazione 8,39% 13,60% 10,69%
Amministrazione 10,32% 10,40% 10,00%
Libera professione 8,39% 11,20% 9,31%
Industria 1,29% 16,00% 8,28%
Altro 7,10% 8,00% 7,59%
Addetto alle vendite 10,97% 2,40% 7,24%
Educazione e formazione 8,39% 4,80% 6,55%
Pratica forense 6,45% 4,00% 5,52%
Coll.domestica/lavoro saltuario 7,10% 3,20% 5,17%
Medicina e assistenza 5,81% 4,80% 5,17%
Relazioni con il pubblico 2,58% 6,40% 4,48%
Call center 4,52% 2,40% 3,45%
Agricoltura 1,29% 3,20% 2,07%
Servizio civile 3,87% 0,00% 2,07%
Estetista & parrucchiera 1,94% 0,00% 1,38%
n.d. 11,61% 9,60% 11,03%
Totale complessivo 100,00% 100,00% 100,00%

 

È, purtroppo, davvero alta l’incidenza dei lavoratori a nero tra tutti i lavoratori interpellati, il 33%.

 

Hai un contratto per questo lavoro? Vv. Aa. 
no 96 33,10%
si 174 60,00%
n.d. 20 6,90%
Totale 290 100,00%

 

Inoltre, tra coloro che hanno dichiarato di avere un contratto, meno del 40% dichiara di averne uno grossomodo stabile (a tempo indeterminato il 25%, a tempo determinato il 13%). I restanti sono da includere nella larga fattispecie del lavoro parasubordinato.

 

Tipologia contrattuale Vv. Aa. 
a chiamata 10 5,15%
Apprendistato 8 4,12%
autonomo – partita iva 7 3,61%
borsa di studio 2 1,03%
CO.CO.CO. 8 4,12%
CO.CO.PRO. 7 3,61%
contratto a termine 1 0,52%
garanzia giovani 4 2,06%
Interinale 1 0,52%
prestazione occasionale 11 5,67%
servizio civile 1 0,52%
Somministrazione 1 0,52%
Stage 10 5,15%
Stagionale 1 0,52%
tempo determinato 25 12,89%
tempo indeterminato 49 25,26%
n.d. 48 24,74%
Totale 194 100,00%

 

Una condizione precaria con retribuzioni basse, dove soltanto il 23% dichiara un reddito mensile superiore agli 800 euro. Analizzando nel dettaglio la remunerazione degli uomini e delle donne, risulta che il 30% del genere maschile raggiunge la fascia di reddito più alta  – più di 800€ – contro il 17% delle donne. È confermato, purtroppo, il differenziale salariale e reddituale di genere.

 

 

Le considerazioni precedenti si riverberano, logicamente, nelle risposte sulla paga. La maggioranza piena, quasi il 65%, non è soddisfatto della propria retribuzione.

 

La paga che percepisci ti soddisfa?
Molto 5 1,72%
Abbastanza 70 24,14%
Poco 117 40,34%
per niente 68 23,45%
n.d. 30 10,34%
Totale complessivo 290 100,00%

 

Eppure, la soddisfazione per il lavoro fatto è alta.

 

Il lavoro che fai ti piace?
Molto 78 26,90%
Abbastanza 120 41,38%
Poco 56 19,31%
per niente 20 6,90%
n.d. 16 5,52%
Totale complessivo 290 100,00%

 

Una percentuale importante dichiara di lavorare per aiutare la famiglia e per sostenere i costi della formazione. Questa generosità rivela una disposizione morale da parte dei giovani interpellati. Vi è poi un 32% che lavora per guadagnarsi autonomia, e che probabilmente accetta anche una paga bassa pur di poterla mantenere.

 

Perché lavori?
Aiutare economicamente la mia famiglia 56 19,31%
Essere più autonomo 92 31,72%
Imparare a fare qualcosa per il futuro 34 11,72%
Sentirmi utile 46 15,86%
Sostenere i costi della mia formazione 34 11,72%
n.d. 28 9,66%
Totale complessivo 290 100,00%

 

 

 

Gli uomini sentono maggiormente la responsabilità di aiutare la propria famiglia (22%) e diventare autonomi, mentre nelle donne è preponderante il desiderio di autonomia (34%).

 

Perché lavori? F M Totale complessivo
Aiutare economicamente la mia famiglia 18,71% 21,60% 19,31%
Essere più autonomo 34,19% 28,00% 31,72%
Imparare a fare qualcosa per il futuro 8,39% 14,40% 11,72%
Sentirmi utile 18,71% 13,60% 15,86%
Sostenere i costi della mia formazione 11,61% 12,00% 11,72%
n.d. 8,39% 10,40% 9,66%
Totale complessivo 100,00% 100,00% 100,00%

 

Interessante la tabella seguente, che smentisce, almeno in parte, l’idea di una generazione tendente a forme di dipendenza e di parassitismo. Oltre il 40% degli interpellati dichiara che lavorerebbe anche se percepisse un reddito studentesco. Questo significa che vi è una diffusa disposizione al lavoro.

 

Se avessi un reddito come studente, lavoreresti lo stesso?
n.d. 75 25,86%
No 95 32,76%
Si 120 41,38%
Totale complessivo 290 100,00%

 

Infine, l’atteggiamento rispetto al futuro risulta davvero interessante. Il grosso degli intervistati pensa che il futuro porterà maggiori opportunità per i giovani (26%) e un miglioramento personale delle condizioni di vita (44%). Vi è un 12% che mette in conto di andar via dalla Puglia e dall’Italia, una percentuale alta, che se fosse presente in tutta la popolazione pugliese dovrebbe portare a fare delle riflessioni opportune circa il trattenimento motivato delle fasce giovanili della popolazione.

 

Cosa ti aspetti dal futuro?
Andar via dalla Puglia e/o dall’Italia 36 12,41%
Mettermi in proprio 26 8,97%
Più opportunità a noi giovani 75 25,86%
Vedere migliorata la mia condizione 127 43,79%
Non so 11 3,79%
n.d. 15 5,17%
Totale complessivo 290 100,00%

 

 

Quelli che cercano lavoro

Anche il gruppo di chi cerca occupazione si mostra particolarmente interessante ai fini dell’analisi. La motivazione prevalente della ricerca è l’autonomia. La risposta è utile per smentire, per esempio, una certa opinione che ha considerato e considera ancora i giovani meridionali ‘mammoni’, attaccati alla famiglia non per necessità ma per comodità.

 

Perché cerchi un’occupazione? Vv. Aa. %
Aiutare economicamente la mia famiglia 22 17,46%
Essere più autonomo 65 51,59%
Imparare a fare qualcosa per il futuro 14 11,11%
Sentirmi utile 11 8,73%
Sostenere i costi della mia formazione 14 11,11%
Totale complessivo 126 100,00%

 

Il 30% del campione cerca un lavoro da più di un anno.

 

Da quanto stai cercando lavoro? Vv. Aa. %
da 1 mese 23 18,25%
da 1 a 3 mesi 25 19,84%
da 3 a 6 mesi 19 15,08%
da più di 6 mesi 12 9,52%
da un anno 9 7,14%
da più di un anno 38 30,16%
Totale complessivo 126 100,00%

 

Ma il dato più interessante di questo gruppo è che la metà precisa cerca lavoro mediante annunci on-line. Mentre il 34%, oltre un terzo, attraverso le reti amicali, parentali o di conoscenze. Viene così registrato il fallimento del collocamento pubblico e di quello privato.

 

Dove ti rivolgi per cercare lavoro? Vv. Aa. %
agenzia interinale 10 7,94%
amici/parenti/conoscenze 43 34,13%
annunci on-line 63 50,00%
ricerca porta-a-porta 3 2,38%
Sindacato 7 5,56%
Totale complessivo 126 100,00%

 

La tabella seguente mostra percentuali simili, per la stessa domanda, a quelle rilevate tra coloro che lavorano. Vi sono dunque somiglianze che sembrano non risentire della diversa condizione rispetto al lavoro.

 

Cosa ti aspetti dal futuro? Vv. Aa. %
andar via dalla Puglia e/o dall’Italia 19 15,08%
mettermi in proprio 9 7,14%
non so 4 3,17%
più opportunità a noi giovani 33 26,19%
vedere migliorata la mia condizione 61 48,41%
Totale complessivo 126 100,00%

 

Il sindacato, cosa ne pensano

Veniamo, adesso, a quella batteria di domande sul sindacato. Oltre un terzo degli interpellati dichiara di essere iscritto ad un sindacato.

 

Sei iscritto a un sindacato? Vv. Aa.
No 170 43,15%
Si 139 35,28%
n.d. 85 21,57%
Totale complessivo 394 100,00%

 

E di esservi iscritto per ragioni di natura ideale, più che pratica. Il 18% dichiara di essersi iscritto su consiglio di qualcuno. Anche qui risalta la pregnanza delle reti sociali dentro le quali sono inseriti i giovani e i giovani lavoratori.

 

Se si perché? Vv. Aa. %
Me lo hanno consigliato 25 17,99%
Perché il sindacato tutela i diritti dei lavoratori 109 78,42%
Perché me lo ha suggerito l’azienda presso la quale lavoro 4 2,88%
n.d. 1 0,72%
Totale complessivo 139 100,00%

 

Tra coloro che dichiarano di non essere iscritti ad un sindacato, vi è una grossa fetta (42%) che non lo ritiene utile per il lavoro che fa, a prescindere dal lavoro svolto. Un restante 35% non era a conoscenza dell’esistenza del sindacato ed un 10% cancella di netto la necessità dei sindacati, ritenendoli inutili. Ora, il dato allarmante è nel primo gruppo, il più numeroso, perché qui si scorge il vuoto identitario prodotto dalla fluidità del lavoro e dalla rarefazione di un dibattito pubblico sul sindacato.

 

Se no, perché? Vv. Aa. %
Perché i sindacati non servono 17 10,00%
Perché non ne sapevo niente 59 34,71%
Perché per il mio lavoro non serve 71 41,76%
n.d. 23 13,53%
Totale complessivo 170 100,00%

 

Sono iscritti al sindacato prevalentemente i lavoratori. Anche tra i non iscritti, purtroppo, sono prevalenti i lavoratori, seguiti dagli studenti lavoratori e dagli studenti in cerca di occupazione.

 

  ISCRITTI A SINDACATO  
CONDIZIONE ATTUALE n.d. No si Totale
lavoratore 2,03% 17,01% 24,11% 43,15%
n.d. 1,02% 1,78% 0,76% 3,55%
praticante professionale 0,00% 4,57% 2,03% 6,60%
studente (non in cerca di occupazione) 10,66% 0,51% 0,25% 11,42%
studente in cerca di occupazione 7,36% 4,82% 2,79% 14,97%
studente lavoratore 0,25% 10,66% 2,79% 13,71%
tirocinante/stagista 0,25% 3,81% 2,54% 6,60%
Totale 21,57% 43,15% 35,28% 100,00%

 

Nella suddivisione di genere, a non essere iscritto al sindacato sono prevalentemente le donne.

 

  SESSO  
ISCRITTI A SINDACATO F M n.d. Totale
n.d. 9,64% 11,93% 0,00% 21,57%
no 25,38% 16,75% 1,02% 43,15%
si 18,02% 15,74% 1,52% 35,28%
Totale 53,05% 44,42% 2,54% 100,00%

 

Conclusioni

I risultati emersi da questa rilevazione a campione sono molto al di sopra delle aspettative, ed aprono ad una serie di considerazioni circa la condizione giovanile. La prima, la più urgente, la presenza di una fetta consistente di lavoro nero tra i cosiddetti Neet. Il dato ci serve a poter sostenere che, forse, adeguate politiche di emersione del nero contribuirebbero a ridefinire il campo statistico dei Neet e, conseguentemente, a orientare meglio gli investimenti pubblici per ridurne la numerosità. Il secondo aspetto riguarda le differenze di genere, che paiono emergere più che evidenti. Le donne si confermano più studiose, più ambiziose (desiderose di autonomia), ma meno premiate dal mercato del lavoro e da quello dei salari. Questo spiegherebbe una più diffusa certezza di emigrare tra le donne. Il terzo aspetto, non meno rilevante dei precedenti, riguarda la considerazione che hanno i giovani del sistema Istruzione e Università. Pur essendo convinti della bontà di quanto apprendono, perché spendibile per il futuro, ritengono che il sistema non sia adatto alle loro esigenze ed ai tempi che corrono. Rivelano un attaccamento a un’idea alta di sapere e di conoscenza che si scontra, inevitabilmente, con la qualità insoddisfacente dell’organizzazione scolastico/universitaria. Un quarto aspetto interessante è la ricerca di lavoro. Il dispositivo più usato sono gli annunci sul web, seguiti dalle reti parentali e/o amicali. Siamo dentro le reti sociali e la rete virtuale, lontanissimi dal collocamento pubblico e da quello privato, che rivelano, dunque, il loro fallimento. Ultimo aspetto: la sindacalizzazione. Vi è una fetta ampia di interpellati che non conosce il sindacato, un campo sul quale intervenire. Vi è poi un’altra fetta, anch’essa non irrilevante, che considera il sindacato poco utile per il lavoro che fa. Questo è un campo da dissodare e da pulire da considerazioni che, se si radicassero, aumenterebbero la tendenza alla rarefazione della tutela. Complessivamente, quello che emerge è il bisogno di un sistema: che riesca a garantire occupazione con salari adeguati, che gratifichi gli studi fatti, che tuteli offrendo servizi e rappresentanza (ricerca di lavoro, garanzie contrattuali, eccetera), che riequilibri i rapporti di forza tra i generi, che garantisca il raggiungimento dell’autonomia. Un sistema che riunisca lavoro e welfare.

 

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