Al netto del lavoro sommerso, nel Mezzogiorno vi è un mercato del lavoro caratterizzato da tanta precarietà e una diffusa presenza di part time involontario, oltre che di tanti stagionali occupati nei settori del turismo e dell’agricoltura che abbassano di molto la media delle ore lavorate e quindi dei
redditi disponibili per lavoratori e lavoratrici. È quanto rileva la recente analisi condotta dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre. Se a questo si somma la prevalenza al Sud di settori a basso valore aggiunto, ecco spiegato il divario retributivo che nel 2023 al Nord ammontava a 104 euro lordi e nel Mezzogiorno si ferma a 77 euro.
“L’analisi della CGIA di Mestre non fa che confermare quanto denunciamo da tempo e che rileviamo dai dati dell’Istat piuttosto che dell’Inps o di Sviluppo Italia, e cioè che serve contrastare le forme precarie di lavoro, come ci propiniamo di fare con i referendum dell’8 e 9 giugno – afferma Gigia Bucci, segretaria regionale della CGIL Puglia – Assieme, se guardiamo al Sud e alla nostra regione, occorre investire sulla difesa, il consolidamento e l’allargamento delle attività manifatturiere, perché sono motore di cambiamento tecnologico, perché trascinano lavoro qualificato e quindi stabilità e buone retribuzioni, oltre a
favorire attrazione di risorse per ricerca e innovazione”.
Giornate lavorate: Bari la migliore, le altre nelle zone più basse della graduatoria nazionale
Nella graduatoria redatta dallo studio e relativa al numero medio di giornate retribuite nell’anno, Bari è al 55° posto, più in basso le altre province pugliesi: Taranto al 79° posto, la Bat all’82°, Brindisi al 90°, Lecce al 97° e Foggia al 103°. Se invece si passa alla classifica per retribuzione media giornaliera, su cui incidono le caratteristiche sopra descritte relative a mercato del lavoro e
settori economici prevalenti, a Bari (68asima in graduatoria) ammonta a 80,34 euro (la prima in Italia è Milano con 113 euro), a Taranto (77esima) a 79,69 euro, a Brindisi (84esima) a 77,66 euro, a Foggia (94esima) 71,55 euro, nella Bat (100esima) a 68,57 euro. Peggio della Puglia – la media regionale è di 76,97 euro giornalieri – fanno solo Sicilia e Calabria. Il divario dalla media nazionale
è 20 euro, che arriva a 37 euro con la Lombardia che è la prima regione in Italia.
In Puglia 193mila occupati dei settori privati lavorano massimo 28 settimane in un anno.
“Degli 870mila occupati nei settori privati – aggiunge la segretaria della Cgil pugliese citando dati Inps relativi al 2023 – 193mila lavora fino a 28 settimane nell’arco di un anno. 82mila di questi, non superano le 12 settimane. Allo stesso modo se guardiamo ai rapporti di lavoro attivati nei primi nove mesi del 2024, l’81,2% è a tempo determinato, 15 punti oltre la media nazionale. E se in Italia
le assunzioni con alte competenze sono il 23,4 per cento del totale, in Puglia questo dato scende all’11, mentre quelle con basse competenze sono quasi la metà di tutte le attivazioni dei rapporti di lavoro. Basse qualifiche cui sono legate basse retribuzioni”. E se si osservano invece i dati dei rapporti cessati, “nella nostra regione il 38% non ha superato i 30 giorni lavorativi, un altro 24,4%
tra i 31 e i 90 giorni. È evidente che se questo è lo spaccato qualitativo del mercato del lavoro, bene che cresca l’occupazione in termini assoluti, ma si continua ad alimentare una povertà lavorativa che di sicuro non sostiene uno sviluppo sano e regolare”.
La Cgil Puglia e i referendum con uno stand alla fiera “Job Orienta”
Uno dei quesiti dei quattro referendum sul lavoro punta a limitare l’abuso dei rapporti a termine, ripristinando le causali. “Di tutti i lavoratori e lavoratrici con rapporti a termine in corso, uno su cinque è in questa condizione da oltre 5 anni ci dice l’Istat. Anche perché la norma che pone un limite temporale ai rapporti precari è facilmente aggirabile. Occorre allora mettere una barriera, il datore di lavoro deve spiegare perché assume con questa forma e non con altra tipologia
contrattuale. Un mercato del lavoro povero, precario e scarsamente qualificato – spiega Bucci – è la causa principale che spinge tanti giovani pugliesi ad emigrare, disperdendo un patrimonio sociale che impoverisce i nostri territori. Serve allora lavorare per aumentare le tutele e contrastare la precarietà, e un primo passo è votare Sì ai referendum dell’8 e 9 giugno. È quello che spiegheremo ai tanti giovani che attraversano il salone Job Orienta che si tiene a Bari dal 14 al 16 maggio dove la Cgil Puglia sarà presente con uno suo stand”. Alla kermesse dedicata all’orientamento, alla scuola, alla formazione e al lavoro che si terrà presso la Fiera del Levante, la segretaria generale della Cgil Puglia interverrà venerdì 16 alla tavola rotonda sul tema “Le prospettive per la Puglia tra nuove politiche attive, interventi anticrisi e nuove dinamiche occupazionali”, promosso dall’Assessorato al Lavoro della Regione Puglia.