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SANITA’ PUBBLICA. LA CGIL TARANTO: “PIANO ASSUNZIONI INSUFFICIENTE!”

Nei distretti e nei presidi di Pronto Soccorso le situazioni più drammatiche. Ma anche i reparti soffrono la carenza di medici, infermieri, OSS, mentre il piano assunzionale presentato come quasi risolutivo dalla Regione Puglia, in realtà colma soltanto la quota di persone trasferito o in pensione.

La CGIL di Taranto, insieme alla Funzione Pubblica e il sindacato pensionati dello SPI, vivisezionano le due delibere (Ottobre e Maggio 2023) in cui si annunciava l’innesto di nuovi 461 medici, ma quel numero “magico” confrontato con i reali fabbisogni della sanità pubblica territoriale e con la fisiologica quota del cosiddetto turn-over, di colpo perde la sua forza e il suo incantesimo.

Abbiamo semplicemente fatto quello che di recente si fa poco, ovvero, leggere le carte delle delibere regionali, preferendo questo metodo rispetto agli annunci che solitamente vengono fatti – dice Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto – abbiamo fatto un esercizio aritmetico reparto per reparto, distretto per distretto, territorio per territorio, e abbiamo confrontato i dati forniti dalla stessa ASL con l’attuale fotografia occupazionale. Una sovrapposizione di numeri che mostra in tutta la sua drammaticità l’insufficienza di efficacia delle azioni attorno ai numeri sulla sanità pubblica in provincia di Taranto.

Sempre ammesso – afferma Cristina Fama, della segreteria FP CGIL di Taranto – che i numeri attuali siano aggiornati e nel frattempo non sia andato in pensione o sia stato trasferito o abbia subito limitazioni funzionali qualcun altro dirigente sanitario e non sanitario impropriamente posto nell’elenco di quelli attivi.

Ma già così i conti non quadrano.

Delle 461 nuove assunzioni previste dalla Regione Puglia più della metà coprono solo il buco del turn over. Le altre non sono minimamente sufficienti a coprire le esigenze reali con conseguenti ricadute sulla funzionalità dei centri di pronto soccorso, sulla riduzione delle liste di attesa e sull’attivazione dei posti di letto in diversi reparti ospedalieri del territorio.

Basti pensare che il 50% dell’offerta di salute nella provincia di Taranto viene dalla sanità privata – spiega Mimmo Sardelli, segretario generale della FP CGIL – e che per il secondo anno consecutivo la Regione Puglia finanzia con circa 30 milioni di euro le cliniche private nella speranza di snellire i tempi lunghi delle interminabili liste d’attesa.

Perché, in realtà già i 30 milioni stanziati e spesi lo scorso anno non hanno prodotto grossi miglioramenti (o almeno non esiste un report dettagliato – ndr) e la tabella dei fabbisogni riconsegna una mappa del lavoro che manca in sanità e che invece sul piano dell’efficienza e dell’umanizzazione dei percorsi potrebbe molto.

La CGIL presenta poi alcuni dei casi più eclatanti.

Nel Polo Ospedaliero occidentale di Castellaneta, il pronto soccorso avrebbe bisogno secondo le statistiche dell’ASL di Taranto, di 12 medici. La mappa della condizione attuale dice che ce ne sono

9, 3 in meno del previsto, ma chi ha malauguratamente avuto bisogno di quel presidio sa che quei 9 sono meno della metà e che spesso si fa ricorso ad altri medici di reparto chiamati sull’emergenza con la modalità delle prestazioni aggiuntive.

Terribile la situazione anche della radiodiagnostica di Manduria. Il fabbisogno indica sulla tabella il valore di 5 medici, ma la realtà restituisce il dato sconcertante di 0.

A Martina si fanno i conti con la penuria di medici pediatri. Sui 6 previsti ce ne sono solo due che riescono a garantire solo consulenze.

Assolutamente insufficienti anche i numeri dei medici in rianimazione nell’ospedale di Taranto. In tutto 34 che si occupano di più settori (rianimazione, sale operatorie, emodinamica e terapie intensive)

Nel piano assunzionale della Regione assurdamente dimenticato anche il Pronto Soccorso di Taranto.

Il fabbisogno secondo i parametri dell’ASL che si basano soprattutto sul numero di posti letto e non sulla vera domanda di salute della comunità, anche in assenza di presidi territoriali e di prossimità, sarebbe di 21 medici – dice Mimmo Sardelli – sulla carta all’interno del presidio emergenza-urgenza del SS. Annunziata ce ne lavorerebbero 14, impossibilitati ad ammalarsi o ad assentarsi per qualsiasi necessità. 7 unità in meno di quelle previste e nessuna di queste postazioni vacanti sarebbe coperta dal nuovo piano assunzioni.

Non c’è investimento sul lavoro e sul lavoro di qualità – spiega ancora Giovanni D’Arcangelo – e il lavoro che manca si ripercuote su tutta la comunità con effetti negativi anche su chi fa il possibile dentro gli ospedali, i distretti, i reparti, e in cambio riceve tutta la rabbia e la frustrazione della cittadinanza.

Ma i colpevoli non sono loro – sottolinea Cristina Fama – perché in certi giorni, tutto il personale sanitario è come se fosse costretto a fermare l’onda estrema di uno tsunami a mani nude. Tutto mentre i dati restano fumosi anche nel cosiddetto comparto che comprende infermieri, tecnici radiologi, fisioterapisti e Oss, di cui non conosciamo la dimensione organica reale non essendoci un report aggiornato sui casi di “limitazioni funzionali” dettate da motivi di salute.

Ma le carenze si registrano un po’ ovunque, Mancano dirigenti sanitari e non sanitari in anestesia e rianimazione, in chirurgia generale, in quella vascolare, nella medicina nucleare e trasfusionale, in nefrologia, in neurochirurgia, nei laboratori di analisi, in neuroradiologia, in oftalmologia e per il personale del comparto, ovvero infermieri, fisioterapisti, OSS non sono previsti nuovi innesti significativi.

Ininfluente rispetto alla drammaticità della situazione anche l’annuncio di voler procedere (delibera del 23 maggio 2024) ad un anticipo di assunzioni previste nel 2025 per un totale di 157 unità.

Anche in questo caso – spiega Sardelli – non abbiamo il conforto di dati che evidenzino quante di queste assunzioni si realizzeranno per coprire il buco delle progressioni di carriera e quante invece serviranno a tamponare le falle della carenza organica.

Un clima di scarsa chiarezza contraddistinto anche da problematiche relazioni sindacali che non hanno dato neanche seguito a quel famoso Protocollo di emanazione regionale del maggio 2023.

Eppure, la programmazione su temi così indispensabili forse servirebbe anche a questo management ASL costretto a fare i conti con i colpevoli e determinanti tagli imposti dal Governo Meloni – precisa D’Arcangelo.

E servirebbe anche a dare risposte più efficienti ad una comunità che ne paga le drammatiche conseguenze – sottolinea Paolo Peluso, segretario generale dello SPI CGIL di Taranto e che qualche mese fa lanciò proprio una campagna di denuncia contro le liste d’attesa – Gli over 65 sono quelli che sempre più spesso sono costretti a ricorrere all’ospedalizzazione o al ricovero in strutture protette in assenza di una medicina territoriale o di distretto che consenta visite ambulatoriali, gestione di patologie croniche come ipertensione o diabete, – dice Peluso – e con grosse difficoltà anche sul fronte degli ambiti sociale di zona che continuano a tagliare su ADI e SAD innalzando, come più volte denunciato dalla CGIL, anche le quote di compartecipazione alla spesa da parte degli utenti.

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