Per la salute di tutti i cittadini e le cittadine bisogna investire subito sul servizio sanitario nazionale. Con questo obiettivo, ma non solo, Cgil e Uil scendono in piazza a Roma sabato 20 aprile: sarà una grande manifestazione nazionale, che tiene insieme salute e sicurezza, diritto alla cura e appunto la sanità pubblica, la riforma fiscale e la tutela dei salari. L’appuntamento è alle 9.30 in piazzale Ugo La Malfa.
Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, presentando la manifestazione: “Si colloca in piena continuità con lo sciopero dell’11 aprile e che, come questo, sicuramente vedrà una grande partecipazione”.
Per la salute di tutti
Al centro c’è il nodo della sanità . I sindacati si mobilitano “per la tutela del diritto alla salute, per un servizio sanitario nazionale e un sistema socio-sanitario, pubblico e universale sono necessarie risorse economiche, umane e organizzative. Occorre aumentare il finanziamento del servizio, sia in termini assoluti che in rapporto al Pil”. È quanto si legge nel lancio della mobilitazione. Allo stesso tempo vanno incrementare le risorse destinate al rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 del personale, per realizzare un piano straordinario pluriennale di assunzioni.
Tra le altre urgenze non più rimandabili, sempre nel settore, occorre superare i tetti alla spesa del personale, rendere attrattiva la formazione nelle professioni sanitarie e incrementare le risorse destinate al rinnovo dei contratti nazionali 2022/2024 della sanità. Così gli obiettivi: “Per rilanciare e riadeguare la rete ospedaliera per favorire accessibilità, sicurezza, qualità, a partire dalla rete dell’emergenza e dai pronto soccorso. Per superare gli inaccettabili tempi d’attesa che negano il diritto alla salute, favoriscono il ricorso a prestazioni private, erodono salari e pensioni fino alla rinuncia alle cure. Per superare i divari e le diseguaglianze tra regioni e territori, la mobilità passiva e garantire il diritto a curarsi nel territorio in cui si vive”.
Poi c’è la condizione degli anziani non autosufficienti: in tal senso va migliorata e attuata la riforma prevista dalla legge delega 33/2023, la legge 227/21 sulla disabilità, con le risorse necessarie a carico della fiscalità generale.
Zero morti sul lavoro
Inevitabile la centralità dei morti sul lavoro che, purtroppo, è tornata di stretta attualità dopo la tragedia di Suviana e gli ultimi incidenti di Taranto. Da parte sua, il sindacato viene da una lunga mobilitazione per ottenere sicurezza nei luoghi di lavoro, sabato a Roma sarà l’occasione per rilanciarla. Con delle proposte precise: occorre istituire il sistema di qualificazione di tutte le imprese, sia pubbliche che private, fondato sul rispetto delle normative su salute e sicurezza e sull’applicazione corretta dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle OO. SS. comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Detto senza mezzi termini: chi non rispetta tali requisiti deve essere interdetto dalla concessione di finanziamenti o incentivi con fondi pubblici.
Per le aziende è necessario introdurre una vera patente a punti, non una leggera patente a crediti: deve essere uno strumento chiaro di sanzione e di interdizione dalle attività e dall’accesso agli appalti pubblici e privati, di tutte le imprese scorrette operanti in qualsiasi settore.
Non può mancare la formazione. Così Cgil e Uil: “Mai al lavoro senza una formazione e un addestramento adeguati, erogati da enti accreditati e certificati, che devono tener conto della capacità di comprensione linguistica dei destinatari dei corsi”. Non più differibile è aumentare le verifiche ispettive in qualità, quantità e frequenza, anche attraverso l’incremento delle risorse da destinare e del personale ispettivo.
Per una giusta riforma fiscale
I sindacati chiedono una vera riforma fiscale, che vada in direzione opposta a quella del governo. “Il fisco che vogliamo – scrivono – attinge là dove sono le risorse per finanziare sanità, istruzione, non autosufficienza, diritti sociali e investimenti pubblici e valorizza chi produce ricchezza”. La riforma dell’esecutivo invece “continua a tassare lavoro e pensioni più dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari, del lavoro autonomo benestante; non tassa gli extraprofitti e premia l’evasione, che sottrae 90 miliardi di euro ogni anno alle politiche sociali e di sviluppo del Paese”.
Dunque bisogna smetterla Basta con le sanatorie, coi condoni, coi concordati, con i premi a settori che continuano a non pagare fino al 70% delle imposte dovute. Occorre indicizzare all’inflazione le detrazioni per lavoro e pensioni; nessuna flat tax, ma un fisco progressivo su tutti i redditi personali.