Fino a qualche settimana fa nessuno sapeva di chi era questa terra. Arca Ionica scarica al Comune di Taranto, il Comune di Taranto all’AQP, ma di fatto dal 2019 queste 190 famiglie del rione Paolo VI vivono in mezzo ai liquami di fogna, tra topi e blatte.
Così Luigi Lamusta, segretario del SUNIA di Taranto, il sindacato degli inquilini della CGIL che da ormai tre anni segue da vicino la vicenda delle palazzine tra via Cannata, viale della Liberazione e via IV Novembre al quartiere Paolo VI.
Il punto della situazione è stato fatto questa mattina nel corso di una conferenza stampa convocata d’urgenza nel piazzale interno al complesso di casa di edilizia popolare. L’occasione è stata fornita dal ripresentarsi dell’ennesima fuoriuscita di acqua di fogna da tutti i tombini della zona.
Abbiamo assistito in questi anni a un vero e proprio scarica barile, ora però dopo aver accertato, tramite l’AQP, la rottura del tronco di adduzione che conduce tutte le acque nere delle case nella conduttura principale da ARCA ci fanno sapere che la loro competenza si ferma ai marciapiedi intorno alle palazzine – spiega Lamusta – e che quindi per il ripristino delle condizioni di vivibilità di queste abitazioni bisogna che il Comune di Taranto autorizzi al più presto i lavori all’acquedotto pugliese che a suo dire avrebbe anche delle risorse per intervenire.
Nel frattempo le infiltrazioni di acqua di fogna arrivano fin dentro gli scantinati e le case poste ai piani terra e il rischio si fa anche di tipo sanitario.
E’ un problema gravissimo – spiega Nicola Raffo, presidente del Comitato di quartiere della zona – perché impatta con la salute della gente. Quì ci sono bambini e anziani costretti in casa perché la situazione fuori è insalubre.
Così il SUNIA lancia il suo appello al Commissario del Comune di Taranto.
Bisogna fare presto – precisa Luigi Lamusta – e procedere d’urgenza interrompendo questo imbarazzante rimbalzo di responsabilità. Il Comune riconosca le aree e proceda immediatamente alla messa in sicurezza.