REFERENDUM. FLAI E FIOM IERI A GROTTAGLIE PER I 5 SI

La Cgil fa quadrato, e con lei Fiom e Flai, per riportare al centro del villaggio, per riprendere una frase cara ad un ex allenatore della Roma calcio, la questione lavoro. E l’opportunità per farlo è data dalla scadenza referendaria dei prossimi 8 e 9 giugno quando gli italiani saranno chiamati ad esprimersi su cinque quesiti: quattro sul lavoro (licenziamenti illegittimi e contratto a tutele crescenti; indennità per licenziamenti nelle piccole imprese; contratti a termine;
responsabilità solidale negli appalti) e uno sulla cittadinanza italiana per stranieri.
E per presentarli e spiegarli al meglio quale occasione migliorare di scendere in piazza a Grottaglie. In piazza Principe di Piemonte, infatti, nella serata del 13 maggio, sul palco allestito con le bandiere della Cgil, della Fiom e della Flai a parlarne sono stati Gigia Bucci, segretaria generale Cgil Puglia, Lucia La Penna, segretaria Flai Cgil, Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil, e gli onorevoli Ubaldo Pagano e Nicola Fratoianni. Padrone di casa il sindaco di Grottaglie Ciro D’Alò.
Riportare il lavoro al centro dei discorsi perché questi referendum, ha sottolineato l’on. Ubaldo Pagano, «appartengono al buon senso e alla giustizia sociale. Ecco perché è imnportante andare a votare. In Italia – ha aggiunto il parlamentare del Pd – ci sono più di 6 milioni di lavoratrici e lavoratori con contratti precari e con lavori poveri e questo non li rende autonomi. Occorre, peraltro, mettere riparo allo smontaggio da parte della Corte costituzionale di quello che era il job act». Ma l’importanza del voto è dato dal fatto, ha concluso Pagano, che uno dei quesiti riguarda la piaga del lavoro nero «e quello del subappalto a cascata introdotto dal governo Meloni».
Duro il commento dell’on. Nicola Fratoianni a proprosito delle recenti dichiarazioni del presidente del Senato, Ignazio Larussa, che ha invitato all’astensione. «Siamo di fronte a una piccola vergogna – ha commentato Fratoianni -. la maggioranza di governo ha paura del voto dei cittadini e ha a paura a ragione perché ha capito che i cittadini se possono votare per
intervenire direttamente sulla qualità dei loro diritti sanno cosa votare. La maggioranza ha paura perché sa che con quel voto verrebbe smontato tutto quello che ci hanno raccontato sul miglioramento del lavoro mentre hanno aumentato, invece, la precarietà. I quesiti referendari – ha concluso Fratoianni – sgretolano tutto questo. Pèr questo occorre esprimere cinque “sì” senza se e senza ma».
Combattiva Lucia La Penna, segretaria generale della Flai, il sindacato di categoria della Cgil che si occupa di agricoltura, che con tono fermo dice: «cinque sì per rinnovare un patto, quello sociale e quello di solidarietà, mettendo insieme le battaglie dei braccianti e degli operai. Ieri come oggi, per affermare i diritti». Per fare questo «è importante andare a votare l’8 e 9 giugno. Stiamo portando avanti una sfida contro chi, esponenti politici e di silenzio, sta
provando a silenziare la tornata elettorale. Ma noi – ha poi concluso La Penna – stiamo conducendo una battaglia sociale per portare le persone alle urne». Argomentazioni riprese dalla segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, convinta del fatto che i referendum «servono per cambiare lo stato delle cose. Siamo in uno stato di profonda crisi democratica e l’unica risposta possibile che abbiamo è quella di riappropriarci degli strumenti democratici. Senza il diritto di voto non ci sarebbe democrazia. Per questo dobbiamo votare e votare cinque sì».
Ma perché andare a votare? Semplice, ha spiegato il segretario generale Fiom, Michele De Palma, «perchè per un giorno i cittadini saranno parlamentari e senatori della repubblica e potranno finalmente decidere delle leggi che riguardano la loro vita. Questo – ha aggiunto subito De Palma – è riprendersi dignità e democrazia nel nostro Paese. Perché vuol dire vincere i referendum e battere quelli che pensano di poter decidere, senza la democrazia, sul
lavoro e la nostra vita». Del resto, ha poi concluso il segretario generale Fiom, «la nostra è una repubblica fondata sul lavoro e che è nata con un referendum. Se dobbiamo stare ad ascoltare quelli che hanno votato per la monarchia e che invitano a non andare a votare, beh a maggior ragione l’8 e 9 giugno dobbiamo andare a votare e votare sì».