Potrebbe sfociare in uno stato di agitazione dei lavoratori, la difficile vertenza che determina una condizione di grave incertezza occupazionale tra gli operai dell’appalto Acquedotto Pugliese impegnati nell’ambito 9: dieci lavoratori già a rischio e altri destinati a cadere per l’effetto domino determinato dalla tipologia dell’affidamento.
La denuncia è mossa da FILLEA, FILCAMS e FILCTEM, le categorie che all’interno della CGIL si occupano della tutela di lavoratori che svolgono attività nel settore dell’edilizia, delle manutenzioni e sanificazioni.
L’appalto infatti si muove tra questi servizi, resi da un consorzio di imprese strettamente connesse le une alle altre.
Così le difficoltà di una delle società legate in rapporto di consorzio, rischia di trascinare nel baratro tutto un settore che pure è considerato infungibile e determinante.
Sono, infatti, i lavoratori che garantiscono il regolare servizio di approvvigionamento e sicurezza per le acque chiare e scure – spiegano Francesco Bardinella, Paola Fresi e Giordano Fumarola, rispettivamente segretari generali di FILLEA, FILCAMS e FILCTEM CGIL – e malgrado ciò restano appesi al destino di un appalto a tempo che per le stesse dinamiche della stazione appaltante attua politiche di risparmio sul budget.
Ieri su convocazione di ARPAL si è svolto l’ennesimo incontro, ma ancora una volta l’Acquedotto Pugliese è risultato assente ingiustificato.
Per questo a partire da giorno 3 agosto i lavoratori potrebbero mobilitarsi e bloccare il servizio.
L’Acquedotto Pugliese non perde solo acqua, perde i lavoratori – dicono i sindacalisti – e perde anche sul fronte dell’etica degli affidamenti, creando soglie di riconoscimento economico per imprese che svolgono lo stesso servizio da anni, e affidando tutto ciò che è sotto soglia ad altre imprese e altri lavoratori, con le modalità dell’affidamento diretto. Una precarizzazione che non genera lavoro vero a cui come CGIL ci opporremo con tutte le nostre forze!