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Confezioni. “Valorizzare il lavoro con la filiera etica”. Fumarola lancia un appello.

Per difendere le eccellenze locali occorre innanzitutto valorizzare e difendere il lavoro di chi permette il raggiungimento di tali punte qualità. È un concetto semplice, che nonostante la sua semplicità sembra non essere recepito abbastanza. Ci ritroviamo quindi, ciclicamente, a essere noi sindacato a distinguere il valore di un’azienda che punta sulla valorizzazione della propria esperienza da quello di un’azienda che ha ormai smesso di produrre, limitandosi a commercializzare, o al massimo, a strozzare i propri fornitori e i propri dipendenti. Per questo la risposta stizzita di Toma all’inchiesta del New York Times, che peraltro si concentra sul Salento e non sul tarantino, ci sembra più il tentativo di difendere un ricordo di quello che è stato, piuttosto che le parole di chi conosce davvero la situazione – commenta Giordano Fumarola, segretario provinciale della Filctem Cgil di Taranto – Siamo davanti all’ennesima negazione dell’evidenza, ad un nuovo tentativo di voler nascondere dietro lo storytelling di marchi di discreto successo, le storie del lavoro e dei lavoratori, sempre più precari, sempre più sfruttati da un sistema che a parte poche eccezioni, di cui siamo i primi a riconoscere i meriti, per il resto riproduce in maniera identica le stesse dinamiche: cercare lavoro al minor costo possibile, vendere col massimo del ricavo. Per terra resta – continua Fumarola – il corpo ormai esanime del lavoro, dell’esperienza, nelle cui vene scorre sempre più fievole la storia di questo territorio, il segreto del suo benessere. Da tempo proviamo a chiedere, senza successo sia alle imprese e sia alle Istituzioni, di associare alle vuote parole “made in Italy” un impegno concreto per una filiera etica certificata. A Toma lanciamo l’ennesimo appello, sperando che faccia breccia per il bene del nostro territorio: valorizziamo le esperienze, difendiamo la nostra terra e i nostri lavoratori dallo sfruttamento, ma soprattutto mettiamo all’angolo le imprese che al collo dei lavoratori non appendono medaglie ma nodi scorsoi: se vuole davvero valorizzare le maestranze, facciamo in modo che le produzioni siano davvero etiche. Alle istituzioni chiediamo invece, ancora una volta, di non farsi prendere dall’ubriacatura di facili prime pagine, ma di avere il coraggio di affondare le mani in profondità. L’occasione per discuterne insieme potrebbe essere il nostro congresso, che si svolgerà proprio a Martina Franca il prossimo 8 ottobre, al quale sono invitati sia Confindustria che i rappresentati territoriali della provincia di Taranto.

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