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D’Arcangelo (CGIL): “I lavoratori esclusi nei programmi per la transizione. Basta con l’annuncite”

Temo che la spettacolarizzazione e il virus dell’”annuncite” sugli investimenti pubblici, i cantieri che verranno, il Just Transition Fund, i fondi di coesione o quelli legati al PNRR, stia ammorbando oltremodo il clima del territorio, che invece dovrebbe essere in grado di assumere su di se la responsabilità della risposta rispetto all’emergenza di lavoro, salute e sicurezza, individuando priorità ma anche instaurando finalmente alleanze di scopo”.

E’ Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto a porre l’accento sul tema della transizione economica, richiamando, però, soprattutto il tema del lavoro, voce spesso ignorata al cospetto della presentazione anche di grandi progetti squilibrati proprio sul fronte del riassorbimento di lavoratori espulsi dal mercato del lavoro o mai occupati.

Chiediamo che sul Just Transition Fund, sugli investimenti pubblici per circa 800milioni di euro che ne conseguiranno, su Fondi di Coesione e PNRR, finalmente si faccia sul serio, recuperando anche il progetto già finanziato del Tecnopolo ionico – afferma il segretario della CGIL di Taranto – perché è quella una garanzia di sviluppo duraturo con il connubio tra innovazione, ricerca e lavoro, e non l’improbabile lista della spesa di aziende disposte ad investire, come fu con la Legge 488 del 92, e che finite le agevolazioni hanno mollato tutto e hanno lasciato a questa terra quell’esercito di senza lavoro”.

E’ tempo di alleanze si, ma anche di una nuova stagione di confronti leali, paritari e costruttivi tra istituzioni e corpi intermedi – dice ancora Giovanni D’Arcangelo – per la creazione di lavoro vero, parte integrante di quella transizione che oltre che ecologica dovrà essere umana. Abbiamo gli strumenti che sono le leggi e i contratti sottoscritti su base nazionale da CGIL, CISL e UIL, ma va superata definitivamente l’idea che si possa progettare il futuro di questa terra facendo a meno di quella comunità di lavoratori e famiglie che chiede risposte. Ecco perché serve un Tavolo permanente di confronto in cui le parti sociali siano prese in dovuta e fondamentale considerazione”.

Poi il segretario generale della CGIL focalizza la sua attenzione sul recente DL del 5 gennaio 2023 sulle prospettive e la governance di Acciaierie d’Italia ex ILVA.

Rischiamo di perdere di vista il focus sulla domanda di dignità che si muove da questo territorio in maniera sempre più stringente – dice D’Arcangelo – perché quel decreto, al nutrito esercito di “ex” dell’area di crisi complessa tarantina, rischia di aggiungere anche l’estrema fragilità dei lavoratori del cosiddetto indotto ex ILVA”.

Una condizione sul filo della precarietà aggravata, secondo l’esponente della CGIL, anche da un’esimente penale a pioggia che rischia di rendere ancora più difficile la vita lavorativa all’interno di uno stabilimento siderurgico che già in questi anni si è distinto per scarse manutenzioni e inevitabili ripercussioni sulle condizioni di sicurezza. Anche perché, quello scudo penale non guarda solo ad Acciaierie D’Italia, ma anche a tutte le imprese considerate strategiche per lo Stato.

Ma tutto questo, ripeto, sembra rimanere sullo sfondo e non ferita aperta su un corpo sociale martoriato già da mille crisi. – termina D’Arcangelo – Chi pensa, pertanto, che i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali possano rimanere escluse dalla progettazione del futuro di questa terra sappia che con in mano la Costituzione e lo Statuto dei lavoratori non staremo fermi a guardare!”

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