“Uscire dalle logiche del massacro sociale, sottrarre il dibattito all’improduttivo dilemma anticostituzionale che costringe a scegliere tra salute e lavoro, agire finalmente con una prospettiva concreta che non releghi più i lavoratori a ruolo di comparse”.
Il segretario generale della CGIL di Taranto, Giovanni D’Arcangelo, interviene all’indomani dell’incontro che ieri ha visto protagonista a Taranto, il vicepresidente della Commissione Europea e responsabile del Green Deal europeo, il parlamentare olandese Frans Timmermans e a valle dell’incontro del Comitato di Sorveglianza JTF tenutosi oggi a Roma e di cui la CGIL di Taranto fa parte.
“Timmermans ieri al Fusco, dove eravamo presenti come sindacati confederali, ha detto cose che diciamo da tempo e che ci sono costate in questi anni epiteti e accuse – dice deciso D’Arcangelo – ci ha ricordato che il solo “miracoloso” miraggio del modello produttivo senza manifattura e tutto incentrato sul turismo non è sufficiente a creare benessere e progresso al territorio, e che neanche un indirizzo europeo sulla neutralità dei fossili può bastare per cambiare il destino di una città come Taranto. E soprattutto servirà il tempo delle scelte sulla transizione energetica. Serve piuttosto l’idea di accettare una sfida fatta tutta di lavoro, nuove tecnologie, formazione e pertanto rispetto dell’ambiente e della salute degli uomini. Il resto – continua il segretario della CGIL tarantina – è solo propaganda a buon mercato che di fatto ad oggi non ha cambiato neanche di una virgola la condizione di criticità occupazionale, sociale, sanitaria ed ambientale di Taranto e del suo hinterland”.
“Esprimiamo questi concetti da almeno un decennio – continua D’Arcangelo – quando non c’era ancora stata una pandemia e non si era varato un piano come il Just Transition Fund o il PNRR. Coraggiosamente la CGIL rivendica le posizioni espresse in tutti questi anni e lo fa spazzando via anche tutte le strumentalizzazioni che da sempre accompagnano il dibattito sul tema. Un dibattito spesso sterile e infruttuoso che nega alla città la vera reazione autoimmune – dice il segretario – Insomma, per la CGIL o gli investimenti pubblici e le risorse europee ricominciano dal lavoro buono e giusto, o la “vertenza Taranto” resterà per sempre una questione unicamente mediatica incapace di sfociare in quel green deal che tutti auspichiamo.
A fargli da eco c’è anche il segretario della FIOM CGIL di Taranto, Francesco Brigati.
“Quando noi come metalmeccanici invochiamo a gran voce il piano industriale di ADI lo facciamo perché vogliamo confrontarci sul merito per costruire le condizioni della “messa a terra” dell’investimento di DRI sul preridotto, ma anche nell’immediato gli assetti di marcia che ci devono inevitabilmente portare al riassorbimento dei lavoratori e all’avvio di una vera transizione produttiva. Bisogna anche comprendere gli investimenti che si stanno facendo sulle fonti energetiche rinnovabili, a cominciare dall’idrogeno – dice – ma di quei progetti con i lavoratori non parla mai nessuno”.
“E il ruolo dei lavoratori resta per i due esponenti sindacali il vero termometro dell’efficacia di queste azioni. Per la Regione Puglia i lavoratori sono sullo sfondo – commenta D’Arcangelo – ma sono proprio quegli operai ad ammalarsi per primi e a patire gli effetti della crisi da oltre dieci anni. E come mai continuano a non essere coinvolti ad esempio nei processi decisionali che riguardano la nascita della cosiddetta Hydrogen Valley pugliese, e a conoscerne i dettagli solo attraverso le notizie di stampa? Ci aspettiamo coinvolgimento, condivisione e celerità in questioni che ci riguardano da vicino – conclude D’Arcangelo – perché c’è un esercito di “ex” lavoratori, emarginati, precari che meritano più rispetto e considerazione”.
Taranto, 16 maggio 2023
L’ufficio stampa