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Nel 2023 recuperare la parola “lavoro”. Un esercito di lavoratori “invisibili”

Negli ultimi giorni del 2022 la nuova segreteria della CGIL di Taranto, sceglie un luogo simbolo del tramonto industriale del territorio, per chiedere alle istituzioni locali, alla Regione e al Governo, di tornare ad occuparsi dell’esercito dei lavoratori “invisibili” della provincia ionica e degli ultimi.

Non è un appello scontato – spiega il neo eletto segretario generale, Giovanni D’Arcangelo – se si pensa che addirittura che c’è una legge dello Stato (la legge di Bilancio 2023 – ndr) che taglia gli investimenti su giovani, pensioni e sanità e mentre con una mano depotenzia gradualmente il reddito di cittadinanza con l’altra concede condoni fiscali persino alle multimiliardarie squadre di serie A.

Un disegno che la CGIL ha contestato nell’ondata di scioperi della settimana prima di Natale e che la CGIL di Taranto rimarca calando proprio sul territorio le incompiute e le irrisolte questioni che riguardano una fascia di lavoratori cosiddetti “ex” sempre più massiccia.

La ex Cementir, ex Cemitaly è una delle grandi incompiute-simbolo di questa terra.

A metà marzo come CGIL, attraverso la FILLEA CGIL, lanciammo la proposta di riconvertire l’ex cementificio di Taranto in un impianto di produzione di idrogeno verde – dice Giovanni D’Arcangelo – Ci fu ad ottobre l’approvazione della mozione in Consiglio Regionale, ed oggi vi è la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del ministro della Transizione Ecologica dell’investimento per la produzione di idrogeno in settori hard-to-abate in aree industriali dismesse. Ma ciò non vuole dire essere riusciti a salvare un bel niente – sottolinea D’Arcangelo.

Questa vicenda – continua – dimostra che oltre i titoli, occorre un impegno corale per creare quello che Papa Francesco nella sua audizione con la CGIL, ha chiamato “comunità di destino”.

L’ex Cementir con i suoi 51 ex lavoratori diventa così la plastica raffigurazione di un corto circuito con la CGIL ionica denuncia con forza.

Per salvare l’ambiente, effettuare la transizione ecologica, rigenerare socialmente, culturalmente e urbanisticamente un territorio, servono le persone – dicono i segretari D’Arcangelo e Tiziana Ronsisvalle e Giuseppe Romano, componenti della nuova segreteria – e spesso oltre i titoli o addirittura le roboanti cifre che accompagnano la programmazione economica del Just Transition Fund o il PNRR, mancano i dati sull’occupazione vera, quella che prenda in considerazione anche i figli della crisi, delle promesse mancate, degli impegni disattesi.

L’elenco che la nuova segreteria della CGIL di Taranto chiede alla politica e alle istituzioni di tenere davanti è composto dai nomi delle grandi vertenze al di là dall’essere risolte.

Ci sono gli ex Marcecaglia, gli ex Isola Verde, gli ex TCT, gli ex appalti ILVA e Arsenale, gli ex Cementir a cui non è stato ancora prospettato neanche un percorso di riqualificazione professionale – dicono – e poi i lavoratori in bilico come quelli di Leonardo, i precari del commercio, dell’igiene urbana, dei servizi socio-assistenziali, della sanità, della scuola.

Così accanto alla transizione annunciata vi è la realtà. Come quella dell’aerospazio e della Leonardo di Grottaglie.

Il tema dell’innovazione tecnologica riguarda anche questo settore – dice Giuseppe Romano, componente della nuova segreteria della CGIL di Taranto – Bisognerà investire seriamente sullo stabilimento Leonardo Grottaglie, oggi vincolato dalla mono-committenza e dal mono prodotto. La parola d’ordine è: rilanciare. A cominciare dai nuovi investimenti non solo legati al settore civile, e puntando anche sull’area portuale che può essere un nuovo volano di sviluppo e occupazione.

Ma ci sono i diritti di cittadinanza da legare a quelli del lavoro – dice Tiziana Ronsisvalle, anche lei neo eletta nella nuova segreteria provinciale della CGIL di Taranto – Intercettare i fondi del PNRR per rimettere al centro delle nuove politiche di sviluppo le esigenze dei cittadini, sarà un intervento di prima linea della CGIL, attraverso un confronto diretto con le istituzioni pubbliche locali.

Fino a pochi mesi fa le amministrazioni lamentavano contrazione di risorse e quindi, capacità di spesa limitata, nell’ambito delle politiche sociali – continua la Ronsisvalle – Ora, invece a fronte delle annunciate nuove disponibilità economiche messe a disposizione anche dal Just Transition Fund, attendiamo di sapere come saranno impegnate e spese queste risorse pubbliche anche per venire incontro alle esigenze degli ultimi e proprio per garantire quella riqualificazione e sostenibilità sociale che è essa stessa base imprescindibile dello sviluppo. Non solo infrastrutture, ma soprattutto più pubblico a partire dai settori di assistenza sociale e sanitaria.

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