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SUNIA Taranto: sull’emergenza abitativa istituzioni ferme al palo

L’emergenza abitativa denunciata mesi fa dal SUNIA di Taranto, oggi si ripresenta agli onori della cronaca acuita dagli effetti di un lassismo politico che ormai preoccupa.

Sfratti, morosità, occupazioni abusive, un piano casa ancora poco chiaro, e adempimenti di legge lenti e con iter farraginosi – dice Luigi Lamusta, segretario generale del SUNIA di Taranto, che torna sull’argomento dopo 4 mesi di attesa rispetto all’ultimo incontro con il Comune di Taranto del settembre scorso.

Avevamo avviato un percorso con la precedente giunta comunale, partecipiamo attivamente al programma di consultazione voluto dal protocollo Comune e sindacati confederali per la realizzazione del nuovo PUG – dice Lamusta – ma non riusciamo a riavviare il dialogo con l’ente civico per portare a termine il lavoro per l’accordo territoriale sulle locazioni del Comune.

Si tratta dell’accordo in stand by dal 2008 per la stipula di contratti di locazione a canone concordato. Una misura accompagnata dallo strumento della cedolare secca che consentirebbe di far emergere dal nero tanti fitti in città e consegnare armi di garanzia ma anche di risparmio sia a locatari che a locatori.

Tra il patrimonio abitativo comunale, su cui ancora non esiste un vero e proprio censimento rispetto agli occupanti con o senza diritto, quello di ARCA, e quello privato, siamo di fronte a un dato di illegalità diffusa – sottolinea Lamusta – con innegabili ripercussioni sia sulla tenuta sociale della comunità, sia sul fronte erariale con migliaia di euro evasi al fisco.

I dati dell’agenzia delle entrate per il 2016 consegnano la fotografia dell’assenza di legalità: un territorio vastissimo e solo 1600 contratti regolarmente registrati.

Abbiamo bisogno di tornare urgentemente sul tema – dice il segretario del SUNIA tarantino – perché ancora oggi intere famiglie, tra morosità incolpevole o condizione di disagio diffuse continuano ad essere estromesse dal percorso che conduce ad una abitazione degna, a fronte di famiglie con redditi caso mai non dichiarati o entrate dubbie che abusivamente e illegittimamente occupano patrimonio abitativo pubblico che andrebbe riservato a chi ne ha davvero bisogno.

La nota del SUNIA termina con l’appello al Comune di Taranto a riconvocare le parti e l’identica istanza rivolta anche ai Comuni della provincia ionica per i quali l’accordo territoriale è fermo al 1999.

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