Mercoledì mattina potrebbe esserci il tanto atteso confronto tra i lavoratori dell’ASECO Spa di Ginosa Marina, i rappresentanti della società che sovrintende attività di trattamento, recupero e trasporto dei rifiuti e quelli dell’ente, il Gruppo Acquedotto Pugliese, che ormai da alcuni anni ne è socio di maggioranza.
La vertenza delle 22 unità lavorative della società privata ora AQP, risale ormai ad alcuni anni fa.
Ferventi trattative che dal 2018 ad oggi avrebbero dovuto stabilizzare la condizione contrattuale dei lavoratori e formalizzare impegni assunti e mai sfociati in accordi.
Il nodo del contendere – secondo la FP CGIL di Taranto – è tutta in un contratto che malgrado le funzioni svolte realmente dai lavoratori continua ad essere invece ad essere annoverato alle funzioni svolte dalla piccola e media impresa metalmeccanica, dimenticando la funzione delicatissima di chi svolge mansioni nel settore dell’igiene ambientale.
Solo qualche mese fa ringraziavamo questi operatori che durante il periodo buio dell’emergenza Covid-19 ci hanno consentito di mantenere pulite e decorose le nostre città – dice Mimmo Sardelli, segretario della FP CGIL di Taranto – ma nessuno o quasi conosce il risvolto di diritti disattesi che riguarda questi lavoratori che un tempo chiamavamo “eroi”.
E’ il risvolto di una medaglia che oggi svela le criticità di un settore che da anni attende non solo l’applicazione di un giusto Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, ma anche il riconoscimento di Premi di Risultato che sarebbero stati invece garantiti quando le attività si intensificavano e si facevano dure.
Tutto ciò è profondamente ingiusto – spiega ancora Sardelli – non solo perché si assumono impegni che non si rispettano, come l’accordo triennale sul PDR 2019/2021 e 2020/2022, ma anche perché tutto ciò è svolto sotto l’egida di un’azienda pubblica, l’AQP, che sinora ha disertato incontri e ignorato i suoi lavoratori.
Mercoledì saremo all’incontro – precisa Mimmo Sardelli – ma visti i precedenti confermiamo lo stato d’agitazione di tutti i lavoratori. Se non saremo rispettati ancora sarà la volta di forme di lotta più pressanti e incisive.